Con il Contratto Integrativo del 23 novembre 2019, la formazione ridiventa terreno di contrattazione tra le parti che ne hanno titolo. In questo modo si riapre il dialogo tra il MIUR e rappresentanti dei lavoratori del settore in tema di formazione del personale, che la L. 107 ha definito per via legislativa. Il confronto fra MIUR, istituti scolastici e Sindacati è sempre positivo, pertanto mantiene lo stesso grado di positività questa ricollocazione in sede contrattuale di una materia così importante qual è quella della formazione in servizio del personale scolastico. Tuttavia, cambiare sede non garantisce in ogni caso il miglioramento della progettazione formativa, compito che torna alle istituzioni scolastiche, anche se di fatto non è mai del tutto sfuggita. In buona sostanza su questo tema si continua a cambiare forma e soggetti di progettazione senza entrare mai nella sostanza e nella natura della reale problematica. Per farla breve, se non è zuppa è pan bagnato…o, meglio, si cambia una zuppa che non ha accontentato qualcuno per riprendere dal frigo un pan bagnato, che non ha mai soddisfatto. La sostanza è un’altra e di ben altra natura. Si passa da una formula all’altra divagando e vagando senza meta e senza orizzonti, “riscoprendo” modelli (v. comunità di pratiche e collegi articolati) già attuati almeno da un quarantennio e rimescolando cervellotiche argomentazioni tra diritto-dovere, obbligo e libertà professionale senza costrutto, senza mai capire del tutto cosa veramente non funziona e cosa veramente funziona, senza mai volere individuare quali progetti realizzati hanno saputo fare funzionare la qualità e il miglioramento della progettazione didattica e quali progetti non hanno mai migliorato i risultati. In questo vagare e divagare da sempre nel deserto, privi di orizzonti e privi di metodi di verifica, misurazione e valutazione sulla produttività della formazione non si arriva da nessuna parte si torna negli stessi luoghi con le stesse domande e gli stessi dubbi. Alla fine i docenti competenti e seri (la stragrande maggioranza ne sono convinto) si formano e sperimentano, mettono in atto e migliorano la propria azione educativa e didattica proprio grazie ai percorsi di formazione e aggiornamento fatti, il resto dei docenti di bassa professionalità si forma se è obbligato e poi continua a fare le stese cose senza cambiare nulla e con lo stesso stipendio; le scuole serie progettano e attuano modelli di formazione efficaci e migliorativi con gli stessi soldi di altre scuole che fanno il “compitino” senza nulla produrre di meglio. Tra l’altro le scuole sono dotate attualmente di un Rapporto di Autovalutazione: cosa c’è scritto in tema di formazione del personale su questi rapporto? Quali autorità ministeriali hanno esaminato tali rapporti per approfondire meglio i modelli idi formazione attuati e i risultati ottenuti? A caso, direi nessuno. In conclusione, sono e resto con Tacito: l’uguaglianza produce solo disastri (parafrasando molto sinteticamente il suo pensiero).