Puntuale arriva la riforma delle riforme: l’espressione del giudizio sulla scheda di valutazione scolastica. A chi tocca ora? Ora tocca, così pare e fino ad un eventuale altro ripensamento, alla scuola primaria (un tempo si chiamava “elementare”, ma era troppo brutto e sconveniente questo aggettivo/nome per restare a lungo). Una riforma su questo segmento era quasi doveroso, considerato che la scuola primaria dei bambini fa sempre molto effetto prima di tutto presso le famiglie da tempo stressate dal giudizio attuale e poi su tutto il popolo elettorale di ogni epoca. Ebbene, per tornare al punto focale di questo intervento, pare che si ritorni al breve commento scritto (quanto breve? Si dirà poi se in numero di parole o righe?) sulla scheda di valutazione. Basta con le lettere A – B- C- etc. troppo ambigue. Magari fra qualche anno ritorneranno da tutt’altra sponda con un altro Ministro animato da vero spirito innovativo alla pari del suo predecessore. Se dovesse andare in porto questo cambiamento, non accadrà proprio nulla di fondamentale: non bastano una serie di numeri o lettere alfabetiche e tantomeno un breve commento di qualche riga esposti per iscritto due volte l’anno per far scomparire tutte le ambiguità su un complesso percorso formativo e, soprattutto, non bastano a garantire il miglioramento delle competenze dei nostri ragazzi. Una valutazione seria e profonda dovrebbe essere chiara e breve sulla prova; dovrebbe essere continua, sistematica e individualizzata con una breve sintesi tri- o quadri-mestrale e comprensibile in quanto coerente con quello che si scrive giorno per giorno. E’ questo un sistema valutativo applicato sempre e ovunque?
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