La tecnica non basta..

Alcuni anni fa sono stati fatti importanti investimenti da parte del MIUR in collaborazione con le Camere di Commercio in laboratori di alta tecnologia destinato a un numero ridotto di Istituti scolastici sulla base di progetti innovativi. Questi investimenti avevano sostanzialmente tre scopi: 1) formare adeguate competenze degli studenti per facilitare l’accesso al mondo del lavoro; 2) portare nuove idee e nuove prospettive di innovazione per le imprese; 3) individuare istituti scolastici-pilota in grado di diffondere in modo continuo formazione tecnologica di alto livello rivolto al capitale docente e tecnico di tutte le scuole. Trascorsi questi anni, molte azioni previste dal progetto ministeriale sono state effettivamente realizzate, tanto che capita ogni tanto e di continuo di ascoltare un po’ ovunque (es. in video, su giornali o social, etc.) una elevata soddisfazione, nelle interviste da parte di dirigenti, docenti o tecnici, riguardo alla installazione di tanta tecnologia nei laboratori scolastici. Questa elevata soddisfazione per tanti laboratori installati e tanta tecnica innovativa nelle scuole, tuttavia, è cosa importante e buona, ma non è sufficiente per dichiarare il successo sostanziale del progetto. Non si ascolta mai, ad esempio, di criteri e di metodi per rilevare i risultati delle azioni svolte in questi laboratori, non capita mai di ascoltare di numeri riguardanti gli impieghi al lavoro, di soddisfazione nel mondo del lavoro e nelle imprese per le nuove competenze dei loro nuovi tecnici e anche di soddisfazione nei gradi successi di scuole e di università per tante competenze tecnologiche riscontrate negli studenti in ingresso e provenienti dalle scuole pilota e scuole partners finanziate con gli investimenti del MIUR. E’ soltanto un caso? E’ ancora presto? Forse, ma siccome non se ne sente mai parlare è lecito dubitare. Purtroppo, vien da pensare che anche quando ci sono investimenti manca un sistema di funzionamento globale delle azioni svolte con tali finanziamenti. Insomma, gli investimenti e le tecnologie non bastano per determinare competenze, serve un sistema di formazione e di collegamento tra sapere, competenza e creazione di nuove idee per il sapere superiore e per l’innovazione nel lavoro.

Vanni Savazzi weblog