Dal “Corriere della Sera” di alcuni giorni fa, riporto una riflessione importante dall’articolo di Maurizio Ferrera: “L’evasione sottrae al fisco italiano circa 100 miliardi di euro l’anno, quasi il doppio di quanto costano scuola, università e ricerca. Gli orientamenti culturali socialmente dannosi sono duri a morire. Un governo che si propone di essere responsabile non può disinteressarsi del problema. Né tantomeno strizzare gli occhi a chi evade o a chi riceve prestazioni gratuite non dovute”. Non è certamente una situazione, che si è presentata in questi ultimi mesi. Le ingiustizie del sistema fiscale e il malfunzionamento generale e di tutti i settori dei sistemi scolastici, universitari e della ricerca perdurano da più di vent’anni a questa parte. Questa situazione non è stata e non è determinata semplicemente da superficialità, dimenticanza, da noncurante improvvisazione, bensì da una assenza profonda di visione globale dei sistemi, di limitatezza di pensiero, di totale incapacità di porsi obiettivi a medio-lungo termine. Una profonda visione politica rappresenta la base strutturale su cui dovrebbe funzionare uno Stato nel contesto europeo e globale per la crescita e lo sviluppo economico-sociale, per il benessere delle famiglie e delle persone, per il futuro delle nuove generazioni. Questa totale assenza di visione politica in tutti gli orientamenti di pensiero nel contesto storico in cui viviamo è la radice dei nostri mali. Così, il male grave di questo breve tempo si è tradotto materialmente nel buono premio all’evasione, quale segnale incoraggiante per tali comportamenti ingiusti e nel grande disimpegno di investimento per i sistemi formativi, sbarrando alle nuove generazioni un futuro di lavoro e benessere. Pensieri questi di lunga distanza, che intralciano gli impegni brevi e continui per congressi e per esposizioni sui social della politica inviando poche e mutevoli bordate tanto per fare rumore e attrarre l’attenzione.