Venti di cambiamento, per non dire contrari, all’autonomia si alzano troppo spesso nelle periferie e nei centri decisionali in materia e i venti peggiori soffiano dai quartieri della politica. Ci pare pertanto giunto il momento di riflettere sulla questione in preparazione di prossime battaglie. Il nostro parere è decisamente contrario all’ipotesi di portare in secondo piano, di portare ad un piano consultivo l’attuale responsabilità della scuola dei piani della offerta formativa e dei risultati delle proprie scelte. E’ indubitabile la crisi negli organi collegiali in termini di funzionamento e di partecipazione nelle scelte della offerta formativa, così come sono evidenti altri aspetti: da una parte, “l’infiacchimento” del dibattito sugli obiettivi formativi, l’innovazione della didattica e le domande del sociale; dall’altra, i contrasti emergenti e le incomprensioni sempre più diffusi tra i diversi soggetti della comunità scolastica. Queste difficoltà, tuttavia, non dovrebbero essere motivo di interruzione del percorso fin qui costruito, non dovrebbero essere motivo di tornare a una scuola di esclusione e a una autocrazia scolastica di altri tempi e, tantomeno, di smantellamento di un sistema in crisi, ma imprescindibile per rispondere alle domande formative della società. Il sistema scuola attuale ha bisogno di riforme, è soprattutto riformabile per il miglioramento degli esiti formativi, dell’inclusione sociale, degli sviluppi collaborativi tra scuola e mondo del lavoro, tra scuola e ricerca. Una scelta di ritorno al passato remoto e di isolamento della scuola non potrà che soddisfare alcune domande di élites e un ampliamento inaccettabile di distanze tra le fasce deboli e le fasce alte della società. Inaccettabile un tentativo del genere.
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