Si legge sula rivista “Tecnica della Scuola” che “Venti anni fa “veniva destinato all’istruzione solo il 5,5% del Pil e alla ricerca appena lo 0,7%. Purtroppo, ….(omissis)…, oggi l’Italia spende ancora meno per l’istruzione: il 4% circa del Pil. E l’investimento in ricerca arriva a sfiorare lo 0,5%“. A dirlo è stato il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, in avvio del seminario “Scuola e università per il futuro dell’Italia” che si è tenuto oggi (n.d.r. 3 novembre 2022) a Roma per raccogliere indicazioni per la stesura del nuovo rapporto da realizzare il prossimo anno”. Gli investimenti rappresentano un indicatore fondamentale per mostrare la volontà della politica, la volontà dei Governi, che si sono succeduti negli ultimi venti anni nel Parlamento italiano, di migliorare il sistema formativo del nostro Paese e, soprattutto, di dare valore alla formazione dei nostri giovani, allo sviluppo economico-sociale del Paese e alla direzione al futuro della azione politica. Questi dati indicano in modo netto e chiaro che del futuro del Paese alla classe politica e ai Governi formati da questa stessa classe politica negli ultimi Venti anni non interessa un bel nulla. Si badi bene a questa classe politica interessa investire, ma soltanto a breve termine, alla giornata, interessa dimostrare che si è investito per quel breve periodo in cui ha tenuto la responsabilità di Governo. Questi dati sugli investimenti dimostrano altresì la decisa volontà di non procedere ad alcuna seria e strutturale Riforma del sistema di istruzione e formazione da parte della classe politica. Su questi dati così omogenei di ribasso negli investimenti nel sistema formativo possono essere fatte valutazioni sulle diversità ideologiche?
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