A proposito di leadership politica, abbiamo osservato in un post precedente la correlazione tra una leadership debole o molto lacunosa e l’esito negativo dei risultati alle elezioni delle formazioni politiche di riferimento. In questo articolo torniamo sul tema della leadership per riflettere su altri aspetti. Innanzitutto, il risultato positivo o molto positivo nelle recenti elezioni non significa che i programmi presentati siano di alto livello, siano completi in tutti i settori e di semplice realizzabilità, tuttavia il grado di chiarezza, riguardo ai nodi principali dei problemi da affrontare, le soluzioni e le procedure per risolvere e migliorare la situazione del Paese, è stato evidente ed è stato recepito dagli elettori. Su questi punti i leader dei partiti che hanno ottenuto esiti positivi hanno certamente lavorato bene o abbastanza bene. In seconda battuta, tuttavia, resta il nodo di fondo della qualità dei programmi politici nel contesto della rete globale in cui le economie dei singoli Paesi si muovono e si sviluppano, della situazione globale dell’ambiente, delle distanze ancora molto profonde tra democrazie, autocrazie e tirannie esistenti nel mondo, tra economie solide e globalizzate ed economie ancora deboli, nella disponibilità e nel mercato di materie prime e delle produzioni e nella distanze profonde tra benessere e povertà dei popoli. Questi sono argomenti che le politiche nei Paesi occidentali non possono non affrontare per progettare il futuro dei popoli. Allora, dobbiamo tornare alla qualità della leadership. Una leadership preparata alla elaborazione dei programmi delle diverse scelte politiche da affrontare è assolutamente prioritaria. Per riprendere il titolo di questo articolo, una buona leadership politica non nasce dal nulla, si crea con la formazione, la preparazione profonda attraverso il dibattito tra scienza, cultura, scienze economiche e le imprese produttive e le classi lavoratrici. Soltanto da questi studi e da questi dibattiti e confronti con i leader dei Paesi del mondo possono formarsi e crescere leader politici di alto livello, in grado di affrontare programmi politici non conditi di promesse, bensì strutturate su dati di ricerca, su analisi dei problemi e delle debolezze di un Paese e le scelte politiche per migliorare la situazione in tutti i settori. Le leadership fortemente preparate sono in grado di affrontare i grandi temi: economia, sviluppo sostenibile, merito e protezione sociale, cultura e formazione, efficienza delle amministrazioni e dei servizi pubblici, infrastrutture, strutture e digitalizzazione, partecipazione ai sistemi globali. Un programma politico deve rappresentare un nuovo modello/paradigma di partecipazione/sviluppo/funzionamento di tutti i sistemi. La discussione e il confronto con tutti i protagonisti può determinare, esplicare i nodi di collegamento di tutti i sistemi, mappe progettuali degli obiettivi, delle verifiche e valutazioni di sistema e decidere le priorità degli interventi concreti. Soltanto in questo processo possono essere elaborati programmi politici di alto spessore e di lunga visione, non semplicemente dei programmi ristretti, locali e di breve visione delle cose. Nei programmi politici dei partiti nel nostro Paese, ad esempio, il problema forte della distanza/distacco/allontanamento dalla globalizzazione dei mercati e degli scambi dei vari settori produttivi nella economia italiana non si fa minimamente cenno. Pertanto, è praticamente impossibile fare congetture o ipotesi sulla nostra situazione economica nei prossimi anni.
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