Sulla riapertura delle scuole il 26 aprile prossimo i calcoli sono stati affrettati a mio avviso per due motivi principali. Il primo riguarda il mancato assestamento dei trasporti pubblici, che dispone gli studenti sui mezzi tutti assiepati e stretti e nel completo e totale dispregio delle disposizioni sulle distanze di sicurezza e degli assembramenti; il secondo riguarda il ritorno in aula di classi con numero di studenti ben superiore a quello che sarebbe dovuto per rispettare le distanze di sicurezza in rapporto alla superficie delle aule stesse . Come al solito, la ripresa delle lezioni nella scuola fa da richiamo agli slanci ottimistici che le pubbliche amministrazioni stanno esponendo al Paese in queste ore, tuttavia la realtà è diversa. Per questi motivi molte rappresentanze di dirigenti scolastici, di docenti e di studenti stessi hanno sollevato a ragione il problema. E’ fin troppo chiaro che è materialmente impossibile ridurre il sovraffollamento delle classi in queste settimane, ma è altresì chiaro che lo stesso identico problema è arcinoto da decenni e sulla edilizia scolastica sono stati praticamente nulli gli investimenti. Non solo, con la dotazione delle stesse identiche aule si è continuato a innalzare il numero di alunni per classe, fino a un livello in certi casi indecente. Lo stesso problema del trasporto è noto da decenni. Infatti non è da due anni a questa parte che gli studenti stanno accalcati su numero di mezzi insufficienti per andare-a e tornare-da scuola in sicurezza e con un posto a sedere. Anche su questo “misero” problema si cerca di mettere una pezza in queste settimane in fretta e in modo disarticolato da Regione e Regione, ma non migliorerà di tanto la situazione. Per tutto quanto detto finora, non resta che ribadire che le rimostranze di dirigenti, docenti, personale ATA e soprattutto studenti hanno il favore della ragione, le scelte di questo Governo attuale e di tutti i precedenti non possono che stare dalla parte del torto. Elementare.