Il Governo inizia a discutere intorno al prossimo provvedimento, che dovrà disporre le regole dell’Esame di Maturità. Ovviamente i pareri sono ancora distanti su quasi tutti i punti. Prima di tutto, l’ammissione: resta garantita per tutti oppure è possibile non ammettere all’Esame? E’ un aspetto delicato e difficile da affrontare. Nel caso si decida la possibilità di non ammissione, come si garantisce che in tutti gli Istituti secondari superiori i criteri di ammissione o meno all’Esame siano basati su prove di verifica individuali svolte durante l’anno scolastico con periodicità e numero delle prove mediamente equi e siano state svolte mediante strumenti e metodi di rilevazione di conoscenze e competenze con le stesse garanzie di validità. Altra questione: quali tipi di prove e quali documenti dovranno essere svolti e presentati prima o durante l’Esame? In questo caso tornano in discussione la tesina, sia la prova scritta (e quale), sia la prova orale oppure soltanto la prova orale? Nel caso dell’unica prova: come strutturare la prova orale? La radice di tutte questi aspetti alternativi sta tuttavia altrove, sta in questo: tutti gli studenti delle classi terminali delle scuole italiane, tutti gli studenti delle classi che dovranno affrontare la Maturità hanno avuto uguali opportunità e identiche risorse, identici tempi di lavoro e di confronto/dialogo con i docenti Il problema più forte della decisione conclusiva, a mio avviso, non è tanto la complessità e la delicatezza dei singoli aspetti, quanto le divergenze e la distanza di punti di vista, che il Governo sembra mantenere costanti.
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