Fiducia tra cittadini e autorità ai nostri tempi

In questo post parliamo della applicazione digitale per dispositivi mobili che il governo italiano e altri governi dei paesi europei stanno pubblicando per tracciare contatti delle persone e garantire interventi mirati e tempestivi in caso di contagi. Da quanto abbiamo letto in diversi articoli, alla fine del percorso della elaborazione, la scelta dei metodi di tracciamento e di controllo dei dati dei cittadini è stata praticamente determinata (sarebbe forse meglio dire, è stata imposta) da due grandi imprese private mondiali. Il metodo consente alla applicazione scaricata su un dispositivo mobile (cellulare o tablet) di rilevare la distanza ed eventuali contatti tra gli utenti, identificati con un codice. Nel caso in cui una persona, che venga a conoscenza della propria positività al virus e che segnali volontariamente sulla applicazione questa condizione, le autorità sanitarie potranno sapere -sempre tramite i codici- quali persone sono venute a contatto ravvicinato con la persona positiva, ma, ecco il punto grave, non potranno mai sapere i luoghi in cui questo contatto è avvenuto e non potranno mai avviare ad es. procedure di sanificazione e altri tipi di azioni sanitarie per limitare altri contagi. La scelta strategica di mantenere tutti i dati di tracciamento di luoghi e delle persone, con relativo stato di positività o meno al virus, sui dispositivi delle persone stesse, quindi a livello orizzontale e personale, rileva in modo netto e chiaro che l’efficacia, intesa quale valore di utilità pubblica, della applicazione digitale è molto ridotta. Per altro verso, la morale di questa semplice e apparentemente complicata storia è ben più pesante. Per salvaguardare la privacy dei cittadini seppure solo formalmente, tutti i dati personali restano a disposizione di imprese private con scopi di lucro, ma non sono disponibili per i governi e le autorità sanitarie. In questo modo i cittadini si sentono protetti di fronte al governo del proprio Paese sulla riservatezza dei propri dati, pur avendo materialmente concesso di lasciare – consapevolmente o no – tutti i propri dati ai proprietari della applicazione del loro cellulare. Le domande che nascono immediate sono queste: perché i cittadini hanno fiducia dei privati e grandi potenti e non dei propri governi? Perché questa fobia della privacy anche in situazioni così gravi per la salute dei cittadini stessi? Ignoranza o sfiducia consapevole dei propri rappresentanti o entrambe le cose? Perché governi di grandi paesi europei non hanno saputo/potuto modificare questa strategia?

Vanni Savazzi weblog