Realtà vera e menti vaganti nel deserto

Emblematica questa grave e attuale situazione della nostra realtà associata a quelle che ora possiamo permetterci di definire le quisquilie e pinzillacchere, che in parte certa teoria pedagogica e in parte certa mediocrità politica nei disegni di finte riforme hanno e stanno buttando addosso alla scuola. Per entrare nel merito. 1) Gli eventi recenti ci stanno mostrando la difficoltà di far rispettare le regole ai cittadini e la grave carenza di senso civico dei cittadini italiani. Fino a poco tempo fa, poche settimane fa si è discusso fino alla noia su contenuti e significato della introduzione della educazione civica a scuola. Si è discusso su tutto: le ore, poche o tante, sul senso o meno di tale insegnamento e sulle ragioni e sul senso di questa nuova introduzione, cosa fare e su quali contenuti, chi dovrebbe farsi carico di tale insegnamento, tutti ma come e quando, con quali strumenti. Ebbene nessuno ha mai tirato in ballo il reale, grave deficit di senso civico di base degli italiani e nessuno ha mai avvertito la necessità molto reale e concreta del dovere di educare su questo in modo preciso e approfondito, in modo coerente e valutabile. In poche parole, quello che vediamo nella realtà attuale ci dice molto nettamente e chiaramente che questi signori proponenti e critici della educazione civica non sapevano nulla della realtà vera del bisogno di insegnare il valore del senso civico, senso civico di cui ora tutti rilevano il bisogno. E’ dimostrazione questa, che le azioni politiche e le teorie pedagogiche ignoravano del tutto (ora invece escono tutti alla ribalta per dimostrarsi consapevoli e preparati in tema). Altro esempio? Semplice. 2) Le scuole sono chiuse tutte da molti giorni e saranno chiuse almeno fino al 3 aprile. Il Ministro e molti esperti e dirigenti scolastici si sono attivati per mettere in atto collegamenti digitali per fare in modo di mantenere i contatti tra docenti e gli studenti per svolgere a distanza anche brevi lezioni, per fornire alcune indicazioni di lavoro agli studenti. Ecco, immediatamente sollevarsi l’Olimpo dei pedagogisti fini per fare presente che quella digitale non è innovazione e che sarebbe meglio lasciare gli studenti alla esplorazione del mondo esterno, fare lavoretti di casa, stare all’aria aperta (altro che stare in casa), tenere un diario, così da soli senza alcuna guida o suggerimenti, senza separare i lesso di questo proposte tra bambini, ragazzini e studenti liceali. Oh, ma guarda! Ora che la scuola ha gravi difficoltà e i mezzi tecnologici sono gli unici strumenti di contatto, tali Soloni vanno a cercare finemente e a teorizzare la mancanza di innovazione, proprio ora che è necessario dare il minimo realmente  e concretamente essenziale agli studenti. Fino ad ora, mai sentiti interventi per teorizzare “l’innovazione” ufficiale della applicazione delle tecnologie o di altri metodi. Non si sa chi sia peggiore, tra i villani del popolo, i docenti di studenti reali o i predicatori della montagna pedagogica!!

Vanni Savazzi weblog