Ius culturae e integrazione socio-culturale

A proposito della proposta di legge sulla cittadinanza italiana ai giovani immigrati, un fondo di E.Galli della Loggia su “Il Corriere” del 20/02/20 approfondisce l’argomento su valori e comportamenti che descrivono una reale integrazione nella nostra cultura. Secondo E.Galli della Loggia non è sufficiente frequentare la scuola e apprendere la lingua, è necessario che il giovane immigrato dimostri di avere compiuto un passaggio importante partecipando attivamente alle relazioni sociali e alla vita culturale della città in cui vive. Afferma, infatti il giornalista: “Invece ne (il principio di cittadinanza, n.d.r.) pone uno importante, questo: si può accettare il sistema di vita e i valori caratterizzanti di una società, senza praticarli sia pure in parte? In teoria forse sì, ma non credo che sia possibile nella pratica. Nella realtà delle cose, infatti, non condividere certi valori difficilmente va d’accordo con la loro effettiva accettazione”. E’ certamente un criterio di valore fondamentale essere coinvolti attivamente alla vita della comunità sociale del nostro Pese per definire acquisita “l’integrazione” dei giovani immigrati, tuttavia è anche necessario rilevare che tali principi e valori non sono nemmeno condivisi, sentiti e praticati da una parte di cittadini italiani nati da genitori italiani da generazioni e sempre vissuti nel nostro Paese. Questo aspetto non può non essere trascurato e sottostimato. Allora, come ci si dovrebbe comportare con i cittadini italiani che non accettano e non riconoscono i valori e la cultura della nostra comunità? Come dovrebbe affrontare la legislazione questo aspetto? Dovrebbe forse prevedere l’espulsione di questi cittadini italiani dal nostro Paese, sulla base dell’equo criterio di accettazione del nostro sistema di vita? Personalmente non ritengo possibile e praticabile, tantomeno compatibile con i principi costituzionali, una norma del genere. L’integrazione socio-culturale dei cittadini è un processo complesso e non breve per tutti, nativi italiani o meno. Ritengo che la frequenza del percorso scolastico con l’apprendimento di lingua e cultura, attraverso le discipline, sia ampiamente sufficiente per accogliere la domanda di cittadinanza. Certamente, il processo di integrazione andrà poi sostenuto, accompagnato da opportuni interventi di enti e associazioni culturali e nel caso di trasgressioni gravi alle norme, spetterà agli organi di giustizia intervenire a termine di legge.

Vanni Savazzi weblog