Il tema delle conseguenze sul nostro pensiero che l’Intelligenza artificiale può produrre trova sempre più spazio su diversi organi (giornali, dibattiti, pubblicazioni ..). Le opinioni sono spesso contrastanti, ma la maggior parte tende a figurare pericoli per il genere umano, sia sotto l’espetto socio-emotivo (ansia e dipendenza), sia sotto l’aspetto del pensiero e dell’intelligenza (ignoranza di una alta quantità di conoscenza e di dati, semplificazione nel mettere in relazione argomenti di causa ed effetto e nel produrre ipotesi e supposizioni fondate su reti e nodi di dati. Certamente, in questa fase di scompenso tra la rapidità di sviluppo di sistemi fondati su intelligenza artificiale e la lentezza e pochezza di percorsi di formazione e di studio diffuso e approfondito in ambito matematico e su applicazioni tecnologiche basate su algoritmi complessi nel sistema formativo del secondo grado e universitario di molti Paesi del mondo, è impossibile non comprendere queste ansie, timori e l’avversità verso i sistemi di IA. Il problema di fondo è molto semplice: non si mette in atto un piano di formazione per i docenti, non si producono investimenti nei laboratori e nella riorganizzazione di metodologie avanzate, non si sviluppano innovazioni nei programmi e nelle metodologie nei programmi scolastici. Da questo quadro, si diffondono ignoranza, difficoltà e incompetenze, superstizioni, direi, sempre più profonde nei pensieri dell’umanità non dalla Intelligenza artificiale. Il problema reale e profondo, a mio parere, non sta nella diffusione di sistemi di IA, bensì nella conservazione di conoscenze e tecniche ferme agli inizi di questo secolo nei sistemi formativi di molti Paesi occidentali.
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