Per affrontare le sfide e i cambiamenti che sono già delineati per il prossimo futuro delle nuove generazioni dovrebbe essere almeno leggermente avvertita dalla classe politica delle società occidentali, democratiche e liberali. Questo avvertimento dovrebbe indurre a costruire nella mente del politico una visione aperta e olistica del percorso di formazione destinato alle nuove generazioni di bambini (da qualche parte si fermano al metodo montessoriano, non oltre e non altro!), ragazzi, giovani studenti. Il sistema italiano in particolare, il più logoro e frantumato, avrebbe bisogno di una classe politico-sindacale adeguata ai tempi, ma questo classe non c’è, non esiste. L’architettura centrale del sistema formativo italiano ( scuola primaria, secondaria primo grado e secondo grado) resta quello dei primi anni sessanta del secolo scorso, salvo qualche cambiamento nel passaggio/attraversamento da una parte all’altra; le riforme strutturali restano intoccabili. La qualità formativa in Italia esiste, ma è dispersa a chiazze in qualche contrada. Queste qualità formative non sono casuali, sono frutto di impegno locale, territoriale di rare buone amministrazioni anche consorziate, il cui sistema si ferma poco oltre un confine. Le qualità formative sono il risultato di impegno individuale e famigliare, di preparazione di dirigenti e docenti, che si sono dati e continuano a darsi da fare per propria volontà e intelligenza, ma ben distante dalla volontà di chi fa politica formativa per piccoli pezzi, senza essere nemmeno un mosaico, di chi imperterrito propina dei contratti di lavoro al personale della scuola di stampo prima rivoluzione industriale e non oltre. Ebbene, in questo stato di cose, potranno formarsi nuovi studenti in modo sistemico e continuo, preparati alle nuove frontiere di lavoro e ricerca? La risposta è troppo semplice per essere ripetuta. Nuovi studenti in grado di affrontare il futuro prossimo ci saranno per certo, preparati adeguatamente alle nuove sfide. Tutti costruiti da sé.
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