In queste ore, tiene banco su molta stampa nazionale e locale il caso di uno studente, che è stato promosso al termine degli scrutini con voto di 9 in condotta e una buona media dei voti disciplinari, nonostante sia stato protagonista di gravi atti offensivi nei confronti di una docente. Tali atti si sono svolti durante l’ora di lezione e sono consistiti in spari di palline con una pistola di plastica accompagnati da derisioni e da decisa disobbedienza alla richiesta di cessare. Molti articoli in merito erano già stati pubblicati sui quotidiani anche nei giorni successivi ai fatti sommariamente descritti sopra. Mi pare che l’incoerenza e l’incongruenza tra fatti/dati comportamentali, valutazione specifica della condotta e valutazione generale siano evidenti. Tuttavia, suscita perplessità l’impostazione dei criteri valutativi e del senso della decisione valutativa. Il processo e lo scopo del processo valutativo non si fondano su una semplice media numerica, non si fondano esclusivamente sulla crescita di competenze, ma si fondano sulla generazione-crescita olistica di valore etico e di valore cognitivo nella persona-studente. In questo caso specifico, inoltre, suscita perplessità anche l’applicazione del tutto incoerente di dati e fatti comportamentali nella espressione del giudizio sulla condotta. Per farla semplice, come ha potuto un Organo collegiale di un Istituto scolastico in sede di scrutinio decretare il voto di 9 (Nove) alla crescita etico-comportamentale di uno studente che ha commesso consapevolmente e volontariamente atti così pesantemente offensivi nei confronti di una persona? Inoltre, a seguito degli episodi accaduti in classe non sono state scritte osservazioni, non sono stati registrati i dati sui fatti nel Registro di Classe? Se non sono stati registrati agli atti dell’Istituto i fatti accaduti, tali decisioni debbono essere state prese da qualcuno: da chi? Come possono sfuggire certi valori alle Istituzioni di un Sistema formativo? Insomma, a parte queste domande semplicemente terra-terra, resta l’immediatezza con cui vengono alla mente le parole di una canzone di Lucio Dalla. Ecco il “qualcosa che ancora qui non va”!