Coprire qualche buco non migliora l’abito..

Nel giro di pochi mesi e saltuariamente ci capita di leggere notizie in merito a proposte varie per impostare soluzioni a diversi problemi del nostro sistema formativo, problemi che, peraltro, si trascinano da tempo. Alcuni dati di fatto per comprendere la complessità e il focus dei problemi sono noti: 1) fra gli Stati occidentali abbiamo il più alto numero di studenti che si iscrivono al’Università, ma poi non arrivano alla laurea; 2) sempre rispetto ai paesi occidentali abbiamo il più alto numero di giovani che non studiano e non lavorano. Un paio di semplici impressioni riguardante il “capitale umano” formativo, sempre per comprendere meglio il focus problematico del nostro sistema, riguarda: a) negli ultimi 30 anni la classe genitoriale è peggiorata nella impostazione del rapporto scuola-famiglia, determinando un processo di conflittualità elevato; b) sta diminuendo sensibilmente il numero di interessati a svolgere il lavoro di insegnante e motivati all’insegnamento. Ritornando ai problemi di fondo, a cui abbiamo fatto riferimento all’inizio, sono: a) rapporto scuola-lavoro e revisione/collegamenti dei percorsi curricolari di Istituti tecnici e professionali; b) miglioramento forte della professionalità docente e relativo l’assestamento degli organici del personale docente, tecnico e amministrativo degli Istituti, con totale cambio di direzione delle linee contrattuali; c) la continuità dei percorsi curricolari della fascia dell’obbligo; d) i disagi degli studenti nei rapporti con l’ambiente scolastico, nei rapporti sociali con coetanei e docenti, disagi correlati con il distacco nella visione della formazione e della socialità tra genitori e docenti. Sono certamente problemi e argomenti molto importanti e urgenti da affrontare, che non possono, tuttavia, essere affrontati con ottiche ristrette in modo settoriale e frammentate tra procedure distaccate e non correlate. Per evitare di imbastire fragili cambiamenti a pezzi, per abbandonare una impostazione per settori è necessario rivedere tutta l’architettura del sistema formativo. L’architettura del nostro sistema formativo deve partire dai pilastri fondamentali su cui dovrà reggersi un futuro migliore delle nuove generazioni. Quali sono questi pilastri? 1) la struttura dei diversi gradi scolastici fino ai 18 anni, dalla scuola dell’infanzia e primaria fino a 13 anni (abolizione scuola secondaria di primo grado), alla scuola di secondo grado da 13 anni fino a 18 anni con obbligo scolastico con raggiungimento di una qualifica professionale e non per età; 2) revisione profonda della formazione iniziale dei docenti (questo è il nodo cruciale di tutta l’architettura) e obbligo di formazione in servizio per valorizzare al massimo e diversificare per impegni e ruoli la carriera di insegnamento e di dirigenza, con differenziazione di stipendi e incentivi e nuove figure professionali di docenza; 3) patto formativo scuola-famiglia-studenti; 4) sistema scuola-lavoro con rapporti strutturali con le imprese e le istituzioni finanziarie ed economiche; 5) partecipazione dei privati per ambienti e laboratori; 6) ITS Academy collegati alle Università. Questi sono ambiti che dovranno necessariamente essere studiati a fondo con la collaborazione globale delle Università e dei centri di ricerca, delle istituzioni culturali, delle amministrazioni territoriali. Intervenire sul sistema formativo a pezzi alla volta, intervenire sul problema che capita per primo serve proprio a nulla, anzi serve a mantenere costante l’aggravamento degli stessi problemi e serve poi a trovarsi altri problemi non previsti. Per compiere questo salto di alta qualità, serve una classe politica di alte e profonde vedute e di grande preparazione, di grande competenza, di alti valori etico-culturale. Tra tutti i problemi, la bassa qualità politica contemporanea è la situazione più grave: persone di alti livelli etico-culturali si dedicano ad altro ed è impossibile dare loro torto.

Vanni Savazzi weblog