E, come da copione, scoppia il solito caso mediatico per portare acqua al mulino dei poteri forti del momento e per portare dispregio al “nemico” elettorale di turno. Questa volta tocca d’improvviso, chissà per quale ragione al termine dell’anno accademico, al caro-affitti per gli immatricolati delle Università nelle città metropolitane. Il sipario si è aperto, con una invenzione drammaturgica straordinaria per i media globali, su una tenda, in cui dimora un immatricolato universitario, che grida al mondo -a fine anno accademico (si badi bene) – di avere fatto la scelta della tenda per l’insostenibilità dei costi della permanenza nella città universitaria per seguire le lezioni da maggio in poi. Immediatamente, quasi per incanto, la stessa scena si è aperta, quasi per incanto, con tendopoli in numero sempre più alto in altre parti del nostro piccolo mondo di provincia. Ecco, questi diffusi colpi di scena sono stati immediatamente accolti nella dimora di una classe politica per assediare di frecciate la parte politica avversaria colpevole di tutti i danni del mercato degli affitti. Impossibile immaginare una drammaturgia più penosa per un problema già noto e arcinoto, ma di ben poco peso rispetto a uno scenario ben più complesso, disarticolato e ben più serio. Partiamo da un primo aspetto. In una grande città metropolitana, il numero degli iscritti nelle Università si aggira sui 170.400 studenti: a) risiedono tutti nella stessa città, tranne una cinquantina di residenti in tenda?; b) Tutti i 170.400 studenti sono di famiglie ricchissime, tranne una cinquantina?; c) il problema del caro-affitti per gli studenti esiste realmente, perchè non è mai stato preso in considerazione da alcuna amministrazione cittadina, regionale e nazionale da mezzo secolo fino ad oggi senza generare mai sollevazioni sceneggiate di alcun genere? Soltanto ora gli studenti sono diventati così attivi mostrandosi ai media con questo impatto così efficace e divulgativo? Agli studenti interessa così tanto questo problema per mettersi in mostra o per mettersi a studiare?. Riguardo al “mettersi a studiare”, possiamo riguardare dei dati significativi, già pubblicati più volte da più diverse fonti. Ecco i dati veramente e profondamente problematici cita da fonte autorevole: “L’Italia resta il fanalino di coda tra i Paesi Ue per la quota di laureati, il 29%, nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni registrata nel 2020. Il nostro Paese, secondo i dati diffusi da Eurostat, è quindi ancora lontano dalla media europea e dall’obiettivo che Bruxelles si è prefissato: far salire al 45% entro il 2030 la media dei giovani che ha completato l’istruzione universitaria. La quota italiana è superiore solo a quella della Romania, pari al 25%”. Ebbene, arriviamo alla domanda cruciale: è colpa degli affittacamere questo risultato della più bassa quota di laureati in Europa?