Considerati i tempi, molti ritengono che sarebbe ormai giusto e opportuno avviare un discorso sul tema della difesa della democrazia e della democrazia europea in particolare. I primi approcci a questa ancora debole idea sono trapelati frammentariamente, senza poi sfociare in bozze concrete di proposte. Queste prime incerte bozze sono forse cadute nella convinzione che la protezione di tutto il quadro democratico sulle spalle di una grande potenza possa rassicurare persone e istituzioni, lavoro e mercati. Forse è un errore, così come sarebbe azzardato pensare a una difesa totale diffusa sui confini con impegni ingenti e immediati di risorse umane, meccaniche e tecnologiche. Da questo azzardo, fondato peraltro da motivi razionali, si dovrebbe partire dallo studio di un disegno ben diverso, di un diffuso e tecnologicamente avanzato e inattaccabile scudo di difesa di qualsiasi forma materiale. L’incremento delle difese è ineludibile e giusto. Al momento in ogni caso, riguardo alla introduzione di tale discorso, la democrazia è già una difesa di per sé molto potente. Come difesa inclusa nella democrazia stessa sono la profonda forza e l’inattaccabile energia radicate nei popoli, nelle persone delle democrazie: queste sono già armi di difesa dalle autocrazie. Ecco, la forza e l’energia delle democrazie sono armi inarrivabili per i popoli oppressi da autocrazia e sono già attive: la parola, la libertà di parlarsi, la libertà di dialogo, la convinzione che il dialogo non potrà mai essere un nemico. La libertà nella storia dell’umanità è stata attaccata e oppressa per lungo tempo, ma poi è sempre tornata ancora più convincente, più forte, detto in termine bellico. Tutte armi, quelle del libero dialogo, della forza della parola, che gli uomini liberi sono decisi a conservare e a usare fino alla fine della vita umana sulla Terra.
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