E’ ormai evidente e noto a tutti che in questi nostri tempi il mondo sta attraversando tempi particolarmente complessi e soprattutto difficili e confusi, tempi di grandi cambiamenti, di cui è difficile prevedere gli sviluppi e la conclusione. Stiamo parlando di fatti e cambiamenti già noti, ma di cui è bene fare cenno. Prima di tutto, si deve mettere in evidenza che è in atto una guerra dichiarata alla democrazia prima di tutto e all’Occidente concretamente, una guerra, il cui esito e la cui durata sono impossibili da ipotizzare e che potrà coinvolgere un numero indeterminato di Stati. Pertanto, il tema fondamentale e prioritario è pensare al presente, a salvaguardare questo bene assoluto di forma di governo e, insieme, a pensare a un nuovo progetto di rafforzamento della democrazia, insomma al futuro della democrazia. In secondo luogo, la globalizzazione delle economie e le intelligenze artificiali stanno gradualmente e profondamente modificando gli individui e le strutture, le forme delle società, negli aspetti statici e dinamici, nelle composizioni delle popolazioni sia nel territorio locale, sia nel mondo. Infine, in terzo luogo, nuovi strumenti e linguaggi di comunicazione, mobilità e diffusione di scambi culturali, di specializzazioni universitarie, delle ricerche scientifiche concorrono a sviluppare tipologie e forme di lavoro considerate le richieste di sempre nuove professionalità in tutto il mondo. Per questo ultimo aspetto, è inderogabile garantire investimenti sul sistema formativo e sugli Istituti di ricerca. Ho ripetuto spesso, quasi meccanicamente, l’espressione “in tutto il mondo”, ma questa è ormai da considerare un pleonasmo. Ebbene, in un Paese dell’Occidente europeo, una formazione politica di storica ispirazione social-democratico-progressista, di profonde radici nella storia politica europea, sempre molto vicina alle esigenze delle popolazioni e al dialogo con la gente, con frequenti e compiute esperienze al Governo del Paese e alla amministrazione territoriale è uscita dalle ultime elezioni politiche con una netta e chiara sconfitta. Questa sconfitta ha messo ovviamente e giustamente in crisi la dirigenza, che ha guidato negli ultimi anni il partito. Ebbene, da una crisi del genere e in un momento storico così difficile e complicato si dovrebbe uscire con la forza, con l’energia di produrre nuove idee e con la decisione condivisa di affrontare i problemi forti di questo momento, di riprendere qualche filo di ragionamento per affrontare la matassa e soprattutto per avvicinare la realtà delle cose e per raccogliere il pensiero delle persone, delle persone che stanno affrontando le difficoltà e i problemi, pensando al futuro. “Si dovrebbe” ho scritto. Invece, si sta facendo quasi tutt’altro da parte di una forza politica, che deve riprendere il cammino e che deve riprendere la credibilità: si sta pensando a piccole cose, a carte dei “valori” (valori già scritti, riscritti ed evidenti nel reale), ai nomi del partito, a semplici contenuti per dibattiti tra concorrenti, in cui si ripete il ripetuto. Già, la complessità e la difficoltà del presente, che si sta muovendo verso un futuro nuovo, dovrebbero valere molto di più di una frammentata chiacchierata.
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