Lo spettacolo “Processo Galileo”, con la regia di Andrea De Rosa e Carmelo Rifici, scritto da Angela Dematté e Fabrizio Sinisi, è andato in scena al “Piccolo Teatro” di Milano dal 13 al 15 gennaio 2023. La nuova Stagione 2022/2023 ispirata a “La misura delle cose: appunti per il teatro di domani” del Piccolo Teatro non poteva avere miglior titolo e migliore ispirazione per questo spettacolo. Intorno alla storia del Processo a Galileo si sono scritti tanti saggi e tante riflessioni (impossibile non dedicare un pensiero all’opera teatrale di Brecht!!) e questo nuovo spettacolo, a mio giudizio, porta ulteriori e interessanti spunti di approfondimento, di aperture interpretative intorno al tema e di innovazione nella messa in scena. Prima di tutto il team (definiamolo così, anche se non del tutto appropriato): due registi e due scrittori di sceneggiatura! Come hanno inteso suggerire gli stessi De Rosa e Rifici in qualche intervista, questa volta anche la regia ha avuto la propria parte in asse e in continua collaborazione con gli autori: una creazione collaborativa e dialogata insomma. In secondo luogo, su ruolo e dialoghi tra gli attori, non tanto per le fasi delle azioni sceniche, bensì nei dialoghi e negli sviluppi del pensiero dei protagonisti in vari momenti centrati sul filo del dialogo, che avvicina, che riporta nuovi strappi e poi nuovi agganci, nuovi sviluppi diremmo. Così è avvenuto per la messa in scena. Le argomentazioni dialogate dei protagonisti si sono interconnesse su fede e scienza, sul nucleo razionale che ha portato Galileo a ritenere accettabile l’abiura, il compromesso per fare prevalere la verità, la sua verità scientifica. La Chiesa lo farà molto tempo dopo, ma lo farà, arriverà ad abiurare le proprie credenze e ad accettare la verità di Galileo. Ma Galileo ha prodotto questa verità per andare oltre, pensando alle sue utopie, che non saprà mai, ma le sue verità, il suo fare scienza è stato portato avanti da altri nel futuro. Lo sviluppo dei pensieri ha portato gli attori protagonisti da più punti di vista a porsi domande e ad arrivare a punti comuni, a prendere non solo conoscenza, bensì comprensione della complessità della vita, del valore della vita e del senso, di imprescindibilità di ricerca e di conoscenza, della relazione tra pensiero e tecnica. Ad un certo punto, Galileo si chiede, chiede ai suoi interlocutori in scena, chiede a noi in definitiva se potremo arrivare a coniugare mente e macchina in uno stesso “corpo”. I due mondi di fede e scienza, di spirito e conoscenza, di utopia e realtà non possono essere disgiunti, essere mondi separati, sono in continuo dialogo, fanno parte dell’uomo, dell’umanità: diversamente è un mondo irrazionale, il mondo del conflitto. Ottimo spettacolo!
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