Torniamo a parlare di scuola, dopo l’ultima uscita delle alte sfere ministeriali sui propositi di varianti all’Esame di Stato 2023. Da quello che si legge sulla stampa, le proposte non sono ancora definitive e potranno cambiare ancora. In ogni caso i titoli e le varianti di cui si scrive dovrebbero riguardare: criteri e regole di ammissione, composizione della Commissione, definizione della seconda prova, criteri di formulazione voto finale. Anche su questi quattro argomenti non ci sono certezze, quindi uno o più argomenti potrebbero essere esclusi, così come i criteri di decisione. Rispetto a tali propositi di modifica dello svolgimento dell’Esame di Stato, è bene fare qualche riflessione sia di carattere particolare, di carattere generale. Partiamo dall’inizio. A) Sui criteri di ammissione e sul “valore”peso” delle prove INVALSI restano tuttora in sede ministeriale, almeno da quel che si legge, nonostante la Nota informativa del Ministro del 30/12/2022, ancora troppe e crescenti incertezze in merito, non tanto e non semplicemente riguardo al valore in sé delle prove, quanto sul “peso” delle prove nei criteri di voto finale e di ammissione all’Esame e con una tempistica non proprio adeguata. Queste incertezze peraltro rischiano di offrire materia di contestazione di basso profilo a diversi e variegati ambienti da sempre ostili a tali rilevazioni di carattere nazionale ed europeo. Una proposta del genere andrebbe resa pubblica dopo adeguata riflessione, con argomenti solidi e con intenzioni decisionali condivisi e solidi. B) Sulla composizione della Commissione ad oggi sembra prevalere la proposta di conservare il carattere misto, quando molto recentemente su quotidiani e riviste si è scritto dell’intenzione di comporre la Commissione con docenti “esterni”. La composizione di Commissione, che è attualmente in vigore (3 interni+3 esterni + Presidente esterno), non pare abbia creato e stia creando criticità particolari, pertanto nel complesso sistema di funzionamento della Commissione il cambiamento è ininfluente e di scarso peso, anche per le decisioni valutative dei Candidati all’Esame. Forse, una correlazione tra “peso” delle Prove INVALSI per l’ammissione e la composizione della Commissione potrebbe rientrare per una impostazione diversa: una Commissione composta soltanto da docenti esterni potrebbe rientrare nella vigilanza durante lo svolgimento delle prove INVALSI nei singoli Istituti per garantire la regolarità dello svolgimento delle stesse prove in sede “privata” e in tempi “diversi” rispetto all’Esame di Maturità. C) Sulla definizione della seconda prova scritta di Esame pare imprescindibile e corretta la fonte “esterna” ministeriale, alla pari della prima prova.
Per concludere, sarebbe opportuno riprendere e ribadire la necessità di una impostazione diversa riguardo sia ai cambiamenti, sia alle riforme, o presunte tali, sulla Scuola, rispetto a quanto si sta facendo in sede politica, prima ancora che in sede governativa. Non è opportuno, né giustificato, né tantomeno efficace per il miglioramento del sistema di Istruzione proseguire con un tracciato di cambiamento per brevi segmenti, distaccati per tempi e modelli, così come perseguito dai Governi da tanto tempo a questa parte, diciamo dagli anni 2000 almeno. La struttura portante della Scuola italiana resta ancora quella normata dalla Legge Casati (anno 1859), per il resto si è trattato di variazioni e contro-variazioni, che spesso non hanno prodotto miglioramenti effettivi nei risultati, così come dimostrano le rilevazioni degli Istituti di ricerca internazionali. Porteremo più avanti contributi riguardo agli aspetti e ai problemi, che andrebbero affrontati per modificare radicalmente alcuni punti cardine del nostro malfunzionante sistema di istruzione/formazione.