Leggiamo dai giornali sul web l’idea, la bozza di proposta del Ministro dell’Istruzione e del Merito per sanzioni specifiche agli “alunni violenti” in classe e per i ragazzi che non studiano, non lavorano, né cercano occupazione (NEET). Le sanzioni consisterebbero, in estrema sintesi, nell’inserimento in lavori socialmente utili per il primo caso e nell’obbligo formativo per l’inserimento nel mondo del lavoro per i NEET. I problemi in questione sussistono da tempo nella scuola e nella società e non sono mai stati presi in seria considerazione, a parte brillanti ed emozionanti discorsi nei convegni e nei dibattiti fin qui tenuti. Proviamo a ragionare sulle bozze di proposte esposte dal Ministro. Prima di tutto i problemi sono molto diversi ed è bene non incorrere in percorsi confusi. In premessa, il Ministro avrebbe dovuto presentare alcuni dati riguardanti il numero di casi, la diffusione sul territorio e sui provvedimenti o sulle scelte che, immagino, molte scuole, Istituzioni formative, Enti locali in Italia hanno intrapreso per studiare e limitare i casi. Le esperienze fatte, le attività organizzate e i risultati raccolti sono una risorsa importante per poi decidere i provvedimenti da studiare. 1) L’espressione “studenti violenti”, prima di tutto, non mi pare molto adeguata, perchè il significato rende esplicito un giudizio definitivo, che sarebbe bene abbandonare fin dall’inizio. Gli atti violenti poi vanno inquadrati sulle storie personali e sociali, sulle età degli studenti per capire quali azioni i servizi sociali e le offerte formative hanno fin qui intrapreso; i lavori socialmente utili per ragazzini di 11-12 anni mi sembrano una scelta ad effetto più che di efficacia. In definitiva occorre approfondire il problema prima di emettere atti normativi che potrebbero aggravare certe situazioni, anziché risolvere in immediato. 2) Il problema NEET è noto da tempo e interventi di una qualche efficacia non sono mai stati nemmeno pensati. La scelta di obbligare a svolgere corsi formativi a ragazzi che spesso non hanno nemmeno completato il ciclo scolastico obbligatorio fa sorridere, con garbo ma fa sorridere. In conclusione, l’intenzione del Ministro a prendere in mano la questione è certamente apprezzabile, purché non si prendano decisioni in fretta e furia, senza conoscere tutti dati del problema.
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