Si legge qui e là con una certa frequenza di strane sperimentazioni o di pseudo-innovazioni nel mondo della scuola, che di innovativo e di sperimentale non hanno nulla. Ci riferiamo in prima battuta ad una pratica di formazione e governance delle classi che pare si stia diffondendo sempre di più è quella che si potrebbe definire delle “classi modello”. Questa pratica consiste nella aggregazione in una stessa classe per iscrizione o, addirittura, per invito degli allievi migliori, con le migliori valutazioni acquisite nel percorso precedente, per formare appunto “classi modello” in grado di competere ad alto livello nei bandi di assegnazione fondi e nelle prestazioni internazionali e soprattutto per produrre/diffondere una “attrazione” elevata nella popolazione delle famiglie e degli studenti in uscita delle classi precedenti. Naturalmente, le prime interpretazioni critiche si fermeranno e si attaccheranno alla causa della introduzione nella scuola della competizione nella conoscenza e nell’apprendimento “quantitativo”. Interpretazioni semplici, superficiali e soprattutto infondate se poi si osservano i risultati a breve-medio termine di queste classi e soprattutto se si rivedono gli effetti prodotti da tali classi o scuole “modello” già funzionanti diffusamente in passato per parecchio tempo. Gli studenti più competenti e impegnati di queste classi “modello” raggiungono l’eccellenza dei propri risultati alla pari di altri studenti impegnati e di alte potenzialità inseriti in classi “disomogenee”.
Altra sperimentazione che si sta muovendo di questi tempi in alcune scuole superiori e che è partita già da alcuni anni è quella della scuola “senza voti” (guarda caso, ancora di rimando debole in tema di “merito”). Anche questa pseudo-sperimentazione è stata presente e molto diffusa in passato senza portare ad alcun concreto risultato, anzi buttata nel cassetto in tempi rapidi con la soddisfazione di tutti, compresi gli studenti. In conclusione, tirare fuori da vecchi cassetti idee malconce come quelle che si stanno muovendo non porta a nessun risultato e a nessun benessere. Il reale cambiamento e miglioramento per la scuola si raggiungono per altre strade: investimenti per infrastrutture e soprattutto per il personale scolastico tutto, per nuove figure di esperti e formatori nei laboratori, per didattiche che valorizzino le intelligenze dei giovani, il coinvolgimento degli studenti nel percorso formativo, orari e programmi ridisegnati, contratto dei docenti che valorizzi la formazione continua… e cambiamenti profondi in tutta l’architettura dei cicli scolastici.. Purtroppo, per realizzare soltanto queste poche servono volontà e competenza alla guida della Amministrazione scolastica.