Sulla crisi della democrazia si sta dibattendo da tempo. E’ certamente inconfutabile che la pressione della globalizzazione abbia posto delle spinte e dei problemi a tutte le società e a tutti i modelli e sistemi di economia, amministrazione degli Stati e ai modelli di forma-partito nelle società aperte democratiche. Tali cambiamenti profondi hanno imposto inevitabilmente tempi e riordino di idee e sistemi di pensiero negli ambiti e organi decisori delle forze politiche per poi tradurle in decisioni riformiste con varie e diverse prove di collaborazioni o alleanze con risultati ed effetti più o meno efficaci e con ripetute crisi. Per questo si legge spesso che la democrazia è un modello, una forma di partecipazione al potere da parte del popolo un po’ in crisi in tutto nel mondo cosiddetto “occidentale” in America ed Europa. Credo, tuttavia, che il problema non si annidi nelle forme e nei sistemi di “partito” ispirati alla democrazia popolare, bensì nella pesante e perdurante decaduta qualità dei sistemi di pensiero, nella chiusura delle idee dei dirigenti delle democrazie occidentali. Chiusure e incapacità di pensiero da valutare tanto più grave, quanto più si stava ampliando l’enormità mondiale delle economie globali trascinate da un Stato non-democratico e anti-democratico e ancora più in quest’ultimo anno dalla aggressione militare ad uno Stato libero e neutrale. Ne è la prova lo stato di confusione in cui le nostre provinciali prove di Governo stanno mostrando da almeno un decennio (crisi di governo a raffica, convegni, congressi per alleanze mobili e sciolte in un magma indecifrabile più volte e in forme diverse). Ne è ancora più la prova ciò che sta accadendo qui da noi in queste settimane: il secondo partito in termini di voti e denominato per giunta “democratico”, uscito dalle nostre ultime elezioni del 25 settembre, che: 1) non sa cosa fare e dove sbattere la testa (di conseguenza dice nulla, se non balbettando convulsi discorsi) di fronte alla economia “democratica” aggredita da decenni da masse di merci rovesciate in Occidente da uno Stato (non da imprese, da uno Stato); 2) di fronte a una guerra militare di aggressione dura ad un altro Stato a pochi passi dall’Europa si schiera con l’Occidente (ci mancherebbe si mettesse dall’altra parte, ma molti nello schieramento opposto ci prova e ci spera!), spende soldi in armi e va bene, ma poi si tratta di ripensare al sistema europeo e qui i problemi diventano ancora maggiori, perchè si tratta poi di capire come si stiano muovendo i due/tre grandi d’Europa. Il primo partito di opposizione in questi giorni assomiglia ad un “Ufficio delle idee smarrite”. Il partito di maggioranza in questi giorni espone grandi e decisi intendimenti, tuttavia durante una visita in un Paese Arabo (per inciso, cosa che nessun premier di sinistra credo abbia mai fatto!) ottime grandi parole e grandissime smentite di fatto (insomma non ottiene nulla); per affrontare il problema della immigrazione si declamano grandi intendimenti, ma di fatto, concretamente si fa quello che hanno gli altri. Quindi la mediocrità è totale e non dobbiamo stare allegri per il prossimo futuro. Ecco alla fine dei conti: non è un problema di democrazia, è un problema di “democratici”, che si mettano a riscrivere il pensiero “democratico” di fronte alle crepe del mondo prima di tutto.
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