Il titolo del post sembra molto inquietante, ma forse non lo è. Partiamo da alcuni esempi di fatti politici concreti dei nostri tempi.
Caso1.- Un parlamentare N1 della attuale legislatura ha iniziato a fare politica nel partito A, poi viene eletto in Parlamento con il partito B; il parlamentare N1 esce dal partito B ed entra nel partito C, con cui viene rieletto in Parlamento. Il parlamentare N1 passa ala partito D e poi al partito E. Domande: “Il parlamentare sarà riuscito a realizzare il suo programma di lavoro legislativo promesso ai suoi elettori nel corso di queste ultime legislature? Quanti partiti potranno aspirare alle preferenze del parlamentare?”
Caso 2.- Un gruppo di parlamentari si stacca dal partito X con cui sono stati eletti e fondano il partito X1; un altro gruppo di parlamentari si stacca dal partito X con cui sono stati eletti e fondano il partito X2. I parlamentari del partito X1 e i parlamentari del partito X2 votano la stragrande maggioranza dei provvedimenti legislativi della/e legislatura/e votati anche dai parlamentari del partito X. Domanda: “Quali e quanti risultati in termini di qualità ed efficacia hanno raggiunto i parlamentari del partito X1 e del partito X2 rispetto ai risultati raggiunti dal partito X?”.
Caso 3.- Un parlamentare di un partito fa sapere alla stampa di voler andare in una capitale all’estero per convincere il capo di Stato a cambiare le gravi decisioni intraprese per il bene di tutto il mondo. Lo stesso parlamentare poi dice che non è poi così sicuro di andare. Infine, lo stesso parlamentare fa sapere che non andrà dove aveva detto perchè ha subìto gravi pressioni esterne per le intenzioni espresse (sottinteso ..e il mondo può aspettare a ricevere tutto il bene, che poteva procurarsi). La stampa nazionale e, forse, anche internazionale ha scritto per molti giorni sulle intenzioni del parlamentare. Domanda: “Le intenzioni del parlamentare erano davvero tali o si trattava soltanto di far parlare di sé il grande pubblico dei lettori e delle TV?”.-
Bastano pochi esempi a far pensare a rischi per la democrazia? Non bastano pochi esempi, ovviamente, altrimenti si farebbe inutile qualunquismo. Tuttavia, è sufficiente osservare le incertezze, i continui battibecchi tra politici anche dello stesso partito e la farraginosità dei discorsi, le incertezze in ogni passo e il lasciare le cose in bilico per rendersi conto che episodi eclatanti fanno parte di una trama di bassezze di una classe politica decisamente non all’altezza dei problemi da affrontare. Altra domanda cruciale: i partiti hanno responsabilità e sono ancora una barriera per frenare la frantumazione dei valori democratici? Direi che i rischi ci sono già da tempo e poche, forse nessuna, forze politiche hanno affrontato il problema seriamente. Eppure di partiti, di dibattito politico c’è grandemente bisogno: lo ha ricordato di recente in un importantissimo articolo di fondo il prof.Sabino Cassese. Piuttosto, la carenza forte è di personalità politiche preparate per comprendere la realtà, di personalità di cultura (come ci ricorda anche il Card.Ravasi), di personalità politiche serie nel cercare i nodi forti dei problemi del Paese e del mondo, con idee chiare, valori alti e obiettivi mirati all’interesse di tutti, non di una piccola parte. Ai politici del nostro tempo non interessa analizzare i problemi per trovare soluzioni, interessa avere “visibilità”, interessa sapere intercettare i bisogni spiccioli del momento per attrarre voti. Per concludere, non è “colpa” della politica è responsabilità in termini di valori e competenza dei politici. Come ha scritto J.Saramago, la cecità non esiste, esiste il cieco.