Dopo una settimana in cui i più diversi e miseri rappresentati dei partiti si sono scannati alla follia correndo di qua e di là per assurgere al ruolo di kingmaker e per mettersi in vista al mondo per il proprio tornaconto personale e del proprio gruppo di politicanti, buttando sul tavolo nomi a caso, senza un senso e senza criterio, andando a caso alle chiamate delle votazioni in tutti i modi possibili (astensione, votando in bianco, votando a piacimento), in una notte oscura un barlume di serietà e decenza, una luce della ragione rivolta ai bisogni del Paese, una azione di ragionevolezza. I capigruppo dei partiti e i rappresentanti delle Regioni sono saliti al Colle per proporre o chiedere a Sergio Mattarella di accogliere la loro preghiera, la richiesta di accettare il secondo mandato. I capigruppo di partito e i rappresentanti delle Regioni, non i miseri leader di partito. I leader di partito sono rimasti a parte. I leader dei partiti non sono scesi in strada andare da Sergio Mattarella, non hanno rivestito questo ruolo. Ai leader dei partiti non è rimasto altro che prendere atto della pesante sconfitta della politica e della vera rivalsa, della vera, civile dignità delle istituzioni. Delle Istituzioni, non della politica, del Parlamento come unico luogo di saggezza costituzionale, di rappresentanza dei cittadini, delle persone che reali che rappresentano l’Italia. Il secondo mandato per Mattarella riveste questo senso, significa una scelta di stabilità e di continuità, significa la responsabilità di affrontare i problemi dei cittadini per cercare e trovare soluzione ai problemi veri del Paese, non per cercare soddisfazione alle miserie dei partiti.
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