Disuguaglianze in tempo di pandemia

La scelta di tenere aperte le scuole in questi tempi critici di pandemia è certamente la scelta migliore per tutte le ragioni già note. Le scuole aperte non significa, tuttavia, che le attività formative si svolgano regolarmente in tutto il Paese perchè la grave, diffusa e variegata situazione sanitaria non permette un regolare svolgimento delle lezioni e soprattutto e ha dato origine a una pluralità di modi, forme e tempi di svolgimento delle attività didattiche da classe a classe, da scuola a scuola, da paese a paese. Le situazioni e le procedure di lavoro che possono creare nuove, diverse difficoltà di apprendimento e conoscenza sono molte: la discontinuità, la frammentarietà, le modalità di presenza sempre più diverse in tempi, spazi e relazioni sociali, lo studio affrettato e l’approfondimento e consolidamento superficiali, la differenziazione dei dispositivi tecnologici utilizzati in base alle dotazioni delle famiglie, dovute a possibilità economiche e anche da scarsa conoscenza delle diverse tipologie e funzioni digitali. Tutto questo è stato causato dagli effetti pandemici, certamente. Tutto questo non ha rappresentato una semplice scelta e i provvedimenti sono stati i migliori possibili, le procedure sono state, seppur con qualche ritardo e con incertezze, necessarie e dovute. Ciò che viene trascurato, però, ciò di cui non si parla e tantomeno si fa cenno è un percorso di recupero e un percorso di prolungamento, quali supporto per gli studenti tutti e per gli studenti più fragili che si rende ormai strettamente necessario studiare e progettare per colmare le lacune che inevitabilmente si sono determinate. Lacune queste che non potranno non determinare l’aggravamento, l’ampliamento delle distanze e delle differenze, che peseranno sempre più e produrranno disuguaglianze e distanze sempre più diverse e forti. Un programma di recupero e di ripresa ha bisogno di risorse, supporti, indicazioni e tempi di cui le scuole hanno e avranno in ogni caso fortemente bisogno in tempi brevi.

Vanni Savazzi weblog