Si continua a leggere su tutti i giornali e su tutti gli spazi di comunicazione sociale l’apprensione di esponenti politici di qualsiasi parte, di specialisti e studiosi di pedagogia, psicologia e neuropsichiatria e soprattutto di cittadini e di famiglie per le conseguenze che la chiusura delle scuole, dovuta a motivi sanitari, lo sappiamo purtroppo bene, potrà avere sul percorso scolastico dei ragazzi e sullo sviluppo della loro formazione psicologica, emotiva, sociale, etica e civile. Tutte queste voci di protesta e disagio, che occupano già da parecchi mesi grande spazio negli organi di informazione e comunicazione, sono molto importanti e significativi, a mio avviso, in quanto dimostrano la grande rilevanza e la forte attenzione, la preziosa costante cura che scienziati, specialisti, politici e soprattutto ambienti socio-familiari hanno dedicato e stanno dedicando alla vita scolastica di bambini e ragazzi. Tra l’altro la chiusura così disarticolata ha nuociuto più del lecito e più del dovuto, inoltre la decisione della chiusura di tutte le scuole poteva essere studiata meglio per cercare soluzioni compatibili con tutte le esigenze, potevano essere studiate modalità flessibili a rotazione per evitare in ogni modo la totale chiusura, soprattutto in maniera prioritaria per evitare la chiusura dei nidi e delle scuole di infanzia e primaria, potevano essere valutati con attenzione criteri di priorità per la vaccinazione del personale. Tutto quanto espresso fin qui rileva alcune pecche nella gestione del problema in questo biennio tormentato. Tutto questo è stato scritto e riscritto più volte con ragione e giustamente. Tuttavia, permettete di guardare in modo globale la rilevanza della scuola nel pensiero di tutti, dai cittadini ai politici. Ecco allora che non si spiega, a questo proposito di sguardo oltre al presente, la ragione per cui pari e altrettanti forti impegni e investimenti emotivi sulla scuola non si siano mai generati, prodotti e diffusi in tanti ambienti, settori da diversi anni a questa parte – e non soltanto da qualche mese – per far fronte ad altri aspetti altamente, profondamente negativi, di gran lunga peggiori, direi, di quanto si stia ipotizzando in questa fase contemporanea a causa della chiusura a tratti delle scuole da un anno a questa parte e a causa dello svolgimento della didattica con lezioni online. A cosa mi riferisco? E’ semplice rispondere, basta leggere i dati reali, che ancora si confermano e perdurano dalle analisi e dagli studi pubblicati anche in questi giorni, basta riflettere su questi dati reali prodotti dalla politica per la scuole in questi ultimi decenni. Eccoli: 1) I giovani italiani sono di gran lunga svantaggiati rispetto ai coetanei del resto d’Europa rispetto ai risultati scolastici, alla difficoltà di trovare lavoro; 2) il costante aggravamento della distanza dei risultati scolastici tra scuole del Nord e le scuole del Sud; 3) il forte aumento dei cosiddetti Need, ossia dei ragazzi che non studiano e non lavorano e l’aggravamento dell’abbandono scolastico da parte dei giovani. E questi sono i fenomeni più macroscopici. Per questo, allora, qualcosa non torna: tanta apprensione giustissima e necessaria per la chiusura attuale delle scuole e così alta trascuratezza su problemi così importanti, quali quelli elencati nei tre punti precedenti. Perchè non abbiamo mai trovato e continuiamo a non trovare lettere “arrabbiate” di famiglie e alti specialisti in materia su quesi fenomeni molto gravi e tanto gravi quali descritti sommariamente sopra? Perchè alla chiusura della scuola a causa della pandemia nell’arco complessivo di un triennio si reagisce con “no” secco, arrabbiato e senza sentire altre ragioni, mentre l’abbandono della scuola per lunghissimo tempo ha generato costantemente un “vabbè, tanto..”, apatia e generali dispersive disattenzioni?
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