Allontanamento dalla sala

In questo periodo molto difficile abbiamo affrontato un radicale cambiamento della nostra vita individuale e sociale, della nostra vita professionale e delle nostre esperienze culturali. Vorrei parlare in questo post dello stravolgimento delle mie abitudini ed esperienze culturali imposte dalle regole di prevenzioni dei contagi. Ebbene la descrizione è molto semplice e radicale. La frequentazione di musei, mostre, visite a luoghi d’arte, la ricorrente partecipazione ad eventi teatrali, a concerti musicali è stata bruscamente e totalmente interrotta. L’unica esperienza culturale, quella della lettura di libri, è l’unica che è stata realizzata regolarmente come sempre: del resto il rapporto sulla lettura che ho svolto nell’anno 2020, pubblicata di recente su questo sito, lo dimostra chiaramente. La pratica di strumenti e ambienti tecnologici su diversi dispositivi ha permesso di sopperire in parte al brusco e improvviso allontanamento dai luoghi e dalle sale in cui si mostrano o si esprimono i diversi linguaggi culturali, alle diverse arti visive e musicali. Ho potuto seguire visite virtuali a luoghi o musei d’arte, ho seguito con regolarità concerti nei maggiori teatri europei, ho potuto seguire percorsi guidati a mostre o a seminari sulle opere di grandi artisti. Pertanto, potrei ritenermi sufficientemente soddisfatto delle esperienze fatte in questo difficile primo biennio di pandemia. Ho usato il condizionale volutamente, in quanto le esperienze di cultura visiva e musicale sono state abbastanza soddisfacenti, ma la assenza da spettacoli teatrali ha portato sofferenza al mio forte desiderio e bisogno soprattutto di andare a teatro, di essere spettatore di opere teatrali, come ero regolarmente abituato. E’ una sofferenza non fisica, ma emotiva e culturale e tuttavia è sofferenza sentita. Ho cercato di dare una spiegazione a questo aspetto legato alla impossibilità (come penso io) per il linguaggio teatrale di trovare altre forme e altri strumenti di replicabilità e riproduzione in ambienti diversi dal palcoscenico, ma ho trovato soltanto aspetti di superficie che non mi soddisfano. Mi impegno per questo a cercare ancora quello che non esiste: il linguaggio e la cultura teatrale non possono essere espressi in altri e diversi contesti dalle sale, nemmeno con i più sofisticati strumenti e ambienti tecnologici.

Vanni Savazzi weblog