Qualcosa cambia, ma qualcosa non cambia nella gestione della mobilità nella logica delle decisioni governative. Dunque, sembra sia certa la possibilità di spostarsi all’interno della Regione, anche se non sembra escluso che dopo un paio di settimane al massimo, se non torneranno a salire i dati relativi ai malati, ci possa essere anche il permesso di andare nelle regioni limitrofe. Tanta task-force per così poco? Vediamo esempi di applicazione delle regole. All’atto pratico dal 4 maggio, io, residente in Lombardia, potrò andare tutte le sere a mangiare i pizzoccheri a Chiavenna (km 286 senza sconfinamenti regionali e quasi 4 ore di viaggio), ma non potrò andare 1 volta al mese a mangiare la pizza nella pizzeria più vicina alla mia abitazione (400 metri circa), ubicata nella Regione Emilia-Romagna. Immagino anche le complicazioni nel praticare i confini sui corsi d’acqua o di mare per i pescatori delle valli di Comacchio nel contendersi la cattura delle anguille nelle reti in acqua di Romagna o in acque venete. Non è finita. Dopo due settimane, ai primi di giugno con l’ampliamento degli sconfinamenti tra Regioni limitrofe, tanto per fare una ipotesi tutti gli abitanti della Regione Piemonte potranno andare contemporaneamente regolarmente o più volte in Val d’Aosta all’ultima domenica di giugno, determinando un sovraccarico impensabile e impraticabile di affollamento. D’accordo, una ipotesi del genere non si realizzerà, ma potrebbe benissimo realizzarsi sovraffollamenti nelle località turistiche nel pieno rispetto delle norme: ricordate le file lunghe e fitte alle stazioni di risalita sulle piste da sci lombarde nel mese di febbraio? Erano tutti lombardi o quasi. Questi due esempi pratici possono rendere l’dea del modello logico, su cui potrebbero fondarsi le norme in via di attuazione, ossia quello centrato sul limite fisico-geografico e non su quello del praticabile sovraffollamento. Abbiamo a disposizione una task-force di 17 cervelli per emanare disposizioni di questo livello? Disposizioni che in termini di “spostamento” non tengono conto minimamente delle variabili di tempo, luogo e densità di popolazione, numero di soggetti, densità di presenze in un determinato tempo, contemporaneità, regolarità, casualità, interruzioni, da luogo a luogo e tempi di residenza e distacco tra andata e ritorno. I provvedimenti per garantire la sicurezza della distanza dovrebbero essere governati su principi di prevenzione e controllo degli spostamenti reali delle persone, allo stesso modo delle disposizioni sul controllo e sulla gestione dell’accesso e delle frequentazioni dei mezzi di trasporto nelle grandi città, modificando i tempi di lavoro per fasce orarie, stabilendo limiti di numero per l’accesso ai mezzi. In poche parole servono regole e disposizioni rigide delle variabili di tempo e luogo. Anche per le giornate del fine settimane si potrebbe agire per numero di accessi, fasce orarie di arrivo e partenze, controllo dei flussi di traffico e di gestione delle stazioni di sosta e delle presenze nei luoghi turistici. L’utilizzo di tecnologie digitali avanzate dell’informazione e dei flussi di movimento può essere di grande aiuto. Speriamo in ogni caso in un rapido risveglio della ragione.
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