L’esperienza di isolamento nelle nostre case che tutti noi stiamo vivendo ci spinge a riflettere su ciò che ci piace e su ciò che ci manca al nostro vivere quotidiano e su come potremo vivere nei prossimi anni e nel prossimo futuro. Al nostro vivere quotidiano manca sicuramente molto rispetto ai modi e stili di vita vissuti fino a un paio di mesi fa, certamente sulla vita sociale e di lavoro, mentre aspetti parzialmente positivi possono essere presentati riguardo a un nuovo modo di lavorare o di fare scuola/studiare e di fare acquisti on line, per chi ha potuto farlo o per chi è stato ed è in grado di farlo. Sulla vita nel prossimo futuro (abitare, studiare e lavorare, viaggiare, frequentare amici, frequentare luoghi e attività di convivenza e stare insieme, di sport e cultura) forse pochissimi hanno potuto o voluto pensare anche per la vita dei figli o nipoti. Sono riflessioni che abbiamo potuto leggere qui e là per brevi articoli o interviste su alcuni giornali o social. Sono riflessioni quasi tutte concentrate su settori o ambiti diffusi sul pianeta. Le metropoli prima di tutto: sembra molto difficile che si potrà tornare a stare vivere e lavorare con le stesse modalità, stili e forme in breve tempo. Questo spazio di tempo potrà favorire nuovi orientamenti sul disegno di abitazioni, strutture e spazi per il lavoro/commerci e scambi/studio/ricerca, i trasporti e l’organizzazione di eventi. Le tecnologie per il lavoro e lo scambio condiviso di progetto e di comunicazione potranno spingere ad ampliare le distanze all’interno delle metropoli e degli spazi territoriali dei piccoli paesi e dei luoghi, sfavorendo da una parte i grandi assembramenti e favorendo dall’altra la diffusione di nuovi e molteplici micro-incontri sociali con una distribuzione del tempo del tutto sconosciuta nella vita attuale. Questi cambiamenti, che possono essere diffusi e reinterpretati nelle aree geografiche più diverse sul pianeta, non potranno tuttavia reggersi su un modello produttivo identico a quello attuale e non potranno sostenere un livello di sviluppo così spinto qual è stato fino a questo inizio di secolo. Non potranno sostenersi cambiamenti di vita conservando ricchezza e benessere a favore soltanto di una ristretta minoranza di popolazioni dei paesi sviluppati, non potranno reggersi sulle disuguaglianze profonde tra gruppi sociali e interi paesi come fino a qui hanno potuto conservarsi separati da un mondo di povertà. Tantomeno la natura, l’ambienti, il clima e le risorse del Pianeta potranno essere sfruttate e disperse con i ritmi e con la velocità che abbiamo conosciuto. Questo è un nodo apparentemente lontano, ma che dovrà essere affrontato, altrimenti la natura si riprenderà lo spazio a danno dell’umanità.
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