Senza ombra di dubbio stiamo attraversando un periodo complicato e complesso che trascina con sé rischi e opportunità insieme. Probabilmente i rischi sono più alti perché investono la forma e la solidità della democrazia. Questa fase della nostra storia è particolarmente difficile perché l’intreccio di urgenze sanitarie con le difficoltà economiche, la necessità di reperire tante e in che modo risorse finanziarie per gli Stati in difficoltà sotto tutti i fronti stanno mettendo a dura prova la coesione ideale dell’Unione europea. Un difetto importante delle istituzioni europee è l’incapacità di porsi di fronte alla opinione pubblica con solidità di competenze per comunicare fiducia e convergenza di intenti. La stessa cosa può dirsi per le situazioni politiche interne dei diversi Paesi europei che vedono riflesse da una parte ulteriori complicazioni per le contraddittorie posizioni dei partiti nel proprio Paese e in sede di Parlamento europeo. In questa fase, inoltre, emerge forte la problematica della necessita e del peso che i settori tecnici e scientifici a supporto delle decisioni politiche. In questo la pandemia rende stringente la necessità di rapporto-scambio tra la politica e gli esperti nella medicina, nella scienza chimica e virologica e in seconda battuta gli esperti in economia e finanza. Ecco il rapporto tecnocrazia scientifico-economico-finanziaria e politica così stringente e impellente di questa fase mette in risalto l’aspetto della legittimità delle decisioni che spettano alla parte politica con la conseguente lentezza di pubblicazione dei provvedimenti necessari e a volte urgenti per far funzionare tutti gli aspetti della vita reale sotto l’aspetto pratico. La politica in questa fase non dovrebbe decidere senza conoscenze sui temi delle norme da emanare, ma nemmeno dovrebbe fondare la qualità e il peso della norma esclusivamente su dati tecnici, in quanto dimostrerebbe una evidente debolezza decisionale. Il rischio in cui le democrazie europee potrebbero imbattersi sta proprio in questa difficoltà politica, sta proprio nel sapere mantenere l’equilibrio necessario per evitare di lasciarsi trascinare in una forma di governo tecnocratico e nello stesso tempo di far emergere, mettere in risalto (ciò che le forze politiche in campo europeo stanno incontrando in queste ore) l’intenzione e i fondamenti delle decisioni politiche in linea con gli ideali costituzionali fondati su criteri tecnico-scientifici corretti e fondati. D’altro lato, lo sbilanciamento verso il predominio politico di “un capo” funzionale a decisioni tempestive, data l’urgenza sanitaria, sostenuto da alcuni settori tecnico-scientifici e al di fuori dei principi e valori costituzionali potrebbe sfociare in seria e grave crisi dei fondamenti della democrazia. Per questo sarebbe necessaria in questa fase storica la scelta da parte del popolo di figure politiche di alto livello culturale e competenziale, che sappiano affrontare responsabilmente con l’apporto necessario delle conoscenze accertate tecnico-scientifiche, ma senza farsi dominare da forze interessate della tecnocrazia, compiti così importanti e soprattutto così delicati per la democrazia europea: la presunta teoria dell’ 1=1, del politico uguale al cittadino comune rischia di portarci al doppio disastro.