Le riletture dei libri di Bernhard ci riservano sempre nuove luci interpretative. In “Il nipote di Wittgenstein” Bernhard ci illumina, non ci stupisce, accompagnandoci in un monologo sulla saggezza della follia o sulla follia della saggezza. Monologo? Con Bernhard nulla è scontato o semplice. Infatti, è un soliloquio ininterrotto, senza stacchi in parti o capitoli, che accompagna il racconto della sua amicizia con Paul, il nipote di Wittgenstein. Monologo non proprio, in quanto si sente la trama di un dialogo intenso tra amici che si comprendono, forse non sempre si capiscono, un dialogo che prosegue anche nei monologhi. Thomas legge nella solitudine di Paul, che è e nasce-da incomprensione, repulsione degli altri verso la malattia mentale, la grandezza del legame di saggezza e pazzia. E’ una amicizia vera ma non sentita come comune pietas umana per la sofferenza nella malattia di amici, bensì come dispiegamento di riflessioni sull’anima oltre il tempo e la decadenza del corpo. Per favore, rileggetelo.
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