Il rapporto annuale de “The Economist” è stato di recente pubblicato. Dalla prima lettura della “classifica”, il rapporto dovrebbe far riflettere. Il rapporto sullo stato della democrazia nel mondo è basato su 5 parametri di indagine e valutazione: 1) processo elettorale e pluralismo; 2) funzionamento del governo; 3) Partecipazione politica; 4) cultura democratica; 5) libertà civili. E’ un rapporto complesso che merita lettura approfondita e una analisi accurata, ma la posizione dell’Italia tra le “democrazie imperfette” suggerisce una reazione immediata: non meraviglia prima di tutto l’imperfezione della democrazia, considerati tutti i nostri problemi in merito a funzionamento del governo e, aggiungerei, sul coordinamento delle politiche di governo, oltreché sulla partecipazione politica, che non può essere definita soltanto per il numero di assembramento nelle piazze per ascoltare soltanto i leader più facinorosi e sulla cultura della nostra classe politica. Su questi temi di funzionamento e qualità del dibattito politico, più orientato allo scontro, che sulla argomentazione e sul raziocinio molti interventi e studi autorevoli nella società civile e nelle sedi universitarie sono già stati pubblicati, senza sortire effetti e risposte in qualche misura adeguati. Sarebbe opportuno che la classe politica si dimostrasse sensibile a riflettere e dibattere con passione e serietà Purtroppo per noi, in Italia non è tempo di riflessione e di raziocinio (..e il coronavirus non c’entra per nulla): l’imperfezione della democrazia italiana ha altre cause, due delle quali riguardano la nostra classe poltica, riguardo la impreparazione culturale e la distanza di valori rispetto all’etica del pubblico interesse.
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