Rendicontazione sociale delle scuole: sfondo nebbioso di un progetto importante

Entro il 31 dicembre 2019 le scuole dovranno pubblicare la rendicontazione sociale delle azioni progettuali svolte nel triennio precedente. La rendicontazione sociale sarà poi lo sfondo prioritario in base al quale le scuole dovranno pianificare l’offerta formativa del triennio successivo includendo il piano di miglioramento e con l’obiettivo di sanare le azioni che hanno registrato risultati negativi e procedure malfunzionanti e migliorare le azioni progettuali che hanno ottenuto risultati positivi. Il disegno del meccanismo progettuale è articolato al meglio e basato sulla coerenza logica delle azioni tra idea formativa, progetto, azione, misurazione-valutazione, rendicontazione e piano di miglioramento-nuovo progetto. La rendicontazione sociale di fine anno solare, nello specifico, infatti, si propone di dare conto del rendiconto-confronto tra impegni progettuali assunti e dichiarati, quantità e qualità di risorse utilizzate in collaborazione/condivisione con soggetti pubblici, enti territoriali  e parti interessate, delle performances attuate e dei risultati realmente conseguiti. Il quadro complessivo è certamente armonioso, ben delineato e logicamente connesso tra i vari nodi, ma i dubbi sulla applicazione dei diversi passaggi e soprattutto sulla rilevazione di dati e sulla analisi tra dati sono molto forti e non certamente basati sulla semplice diffidenza aprioristica. Dalla lettura dei “classici” PTOF dell’attuale triennio di molte scuole di regioni che danno i risultati migliori nelle ricerche internazionali (v. il Rapporto OCSE-PISA pubblicato di recente) lasciano molte perplessità in merito alla progettazione fondata su dati e ragionata sui risultati da parte delle scuole. I “buchi” maggiori si registrano sulla trascuratezza di modelli e metodi di misurazione e valutazione di performances prima di tutto e di risultati da parte delle scuole: in merito alla valutazione dei risultati ottenuti regna la più ampia e diffusa nebulosità e mantiene elevato l’aspetto verboso in ambito valutativo e l’aspetto generico e centrato sulla buona intenxionallità della miriade di progetti su cui di è centrato il Piano Triennale dell’Offerta Formativa. A vantaggio della scuola, tuttavia, è giusto mettere in evidenza la totale assenza di supporto, di guida, di indicazioni alle scuole da parte degli organi scolastici territoriali, che ormai sono ridotti a uffici amministrativi e regolatori dei meandri burocratici della geografia scolastica italiana. Su queste basi di governo scolastico, che peggiorano di gran lunga anziché migliorare è molto difficile che le scuole, pur con tutta la loro buona volontà e con risorse sempre più scadenti che scarse, riescano a mantenere la coerenza del buon disegno architettonico della progettazione formativa delineata dall’alto a una buona architettura realizzata e costruita realmente.

Vanni Savazzi weblog