Cop25: non ci si deve fermare per un insuccesso

La 25esima edizione della conferenza delle parti sul clima si chiude con un fallimento: così dicono tutti e così è. D’altra parte se molti organi di informazione parlano di fallimento, significa anche che tali organi avevano previsto o, perlomeno, avevano ipotizzato o indotto i lettori a credere che tale conferenza avesse possibilità credibili di successo. Queste ipotesi e questa speranza/credenza iniziale rappresentano di per sé un fallimento, in quanto infondate o fondate su elementi molto fragili per non dire per nulla credibili. Una conferenza ONU gestita con regole eccessivamente garantiste in termini di veti e di espressione di voto, con un numero così elevato di Paesi, con pesanti interessi economici in gioco aveva scarsissime probabilità di arrivare a compromessi realizzabili. In un conteso del genere, le richieste e le esigenze provenienti dal “basso”, dal mondo ecologista, dal mondo giovanile e, soprattutto, dalla scienza non potevano non posso competere in immediato e in tempi brevi con la potenza economica. Anziché esprimere drasticamente un giudizio di fallimento, sarebbe necessario da parte  di organi di informazione e degli ambienti social del web cogliere gli aspetti positivi, seppur timidi e fragili e incoraggiare, rafforzare la motivazione a non interrompere le azioni di divulgazione scientifica e culturale a livello mondiale e le azioni aggreganti verso questi aspetti fondamentali per il futuro del genere umano. Le semplici e, diciamolo pure, banali indicazioni, inviti ai Paesi della conferenza di migliorare i propri comportamenti non sono da disprezzare, sono da incoraggiare, anche nella consapevolezza che i “mostri” nemici del pianeta Terra sono rappresentati  dal 55% dei Paesi. Questa percentuale  rappresenta semplicemente governi e non popoli, interessi economici di pochissimi, non rappresentano affatto il valore e il peso degli interessi della intera umanità: l’azione “educativa” e l’azione politica di risvegliare il senso del valore della vita sulla Terra presso tutte le popolazioni devono e possono avere la meglio. A Glasgow l’anno prossimo si tornerà a fare il punto sulla situazione climatica della Terra e ci sarà un’altra occasione per mettere in evidenza la accresciuta sensibilità dei popoli sul tema.

Vanni Savazzi weblog