Anticipazione spot del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. In una “tweet-intervista” giornalistica, il Ministro anticipa la volontà (che non è decisione, beninteso, tanto per stare sul modello del precariato politico) di attivare nelle scuole italiane 33 ore obbligatorie per lo studio dei cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile. Si richiama implicitamente, così almeno pensiamo, il modello dell’Educazione civica: nessuna ora in più, nessun incremento di organico, nessun investimento, nessun finanziamento (soltanto impegno-obbligo delle scuole di promuovere e organizzare formazione per i docenti con proprie risorse). Anche in questo caso si coinvolgeranno i contenuti/obiettivi/programmi-progetti delle discipline non a livello globale-trasversale, come previsto per l’educazione civica, bensì di alcune discipline (geografia, matematica, fisica…chimica no, per il momento e per ragioni del tutto incomprensibili: dimenticanza..premura di annunciare, anziché approfondire?). Questo nuovo intervento legislativo si rende necessario per affrontare i problemi del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile, come patto globale di civiltà, come orizzonte di mutamenti profondi a livello politico, economico, sociale e a livello di comportamenti del nuovo cittadino. Se questi sono gli orizzonti e le ragioni che spingono il Ministro a prendere tale decisione, non si potrà confinare lo studio scientifico – di per sé prioritario, imprescindibile e importantissimo – delle cause dell’attuale modello economico-sociale del mondo globalizzato ad alcune singole discipline, ma sarà necessario richiamare i valori e gli ambiti di studio di tutte le discipline e della stessa educazione civica: per cambiare il modello di sviluppo attuale, caratterizzato da diseguaglianza e da forti sbilanciamenti verso intoccabili, inarrivabili grandi poteri economici globali, sarà necessario formare nuovi cittadini, formare individui competenti e cittadini liberi in grado di competere con tutti a pari livello, che potranno/dovranno premere per garantire una vera democrazia, una comunanza di obiettivi verso una raggiungibile e governabile uguaglianza di partecipazione, portare una nuova classe politica capace, onesta e virtuosa a governare gli Stati del mondo. Un esempio/modello che dovrebbe convincere a intraprendere una strada così complessa è sotto gli occhi di tutti proprio in questi giorni, tanto per concretizzare il senso del discorso e riguarda l’esondazione dei fiumi e i conseguenti allagamenti di paesi e territori: possiamo conoscere perfettamente concetti, princìpi e regole della chimica e della fisica, ma se nel contempo in qualità di cittadini approviamo e apprezziamo le decisioni di cementificare e asfaltare indiscriminatamente i terreni, non dovremmo avere motivi di farci il sangue cattivo quando ci troviamo in breve tempo in mezzo al flusso delle correnti delle acque fluviali per le strade e nelle abitazioni. Per affrontare tali obiettivi, l’attuale classe politica non appare per nulla in grado di risolvere un compito così ambizioso, avvezza a fare annunci ad effetto, a pubblicare spot alla bisogna del momento, avvezza qual è a decidere per frammenti e per singole pezze in un quadro confuso e disgregato di concetti, anziché promuovere coesione sociale e coinvolgere scienziati, studiosi, educatori per studiare a fondo le soluzioni progettuali migliori e affrontare con saggezza e cura il cuore e i nessi sistematici della educazione globale allo sviluppo sostenibile di studenti e cittadini.
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